Oggi conversavo con una mia vecchia cliente, e sono venuta a scoprire che ci sono ancora addestratori che utilizzano il vecchio modello del Lupo Alfa, per insegnare ai proprietari a comportarsi verso i propri cani in un modo barbaro, ma soprattutto con un modello che non corrisponde affatto a quello che succede nella società dei lupi!
L’articolo che vi linko qui sotto, pubblicato nel 2008 sulla rivista ” International Wolf” è del famoso David Mech ricercatore e biologo da 60 anni esperto di lupi. Dal 2008 sono passati dieci anni, ma per qualche collega non c’è speranza.
David Mech racconta come gli studi sui lupi degli anni 60-70 e anche prima, avessero in realtà un errore di partenza e cioè i lupi osservati erano tutti all’interno dello Yellowstone Park, dove molti erano confluiti anche per immissione umana, fosse un ambiente ricchissimo di prede e insomma non riflettesse affatto la vera organizzazione sociale del branco.
Con studi più recenti l’autore spiega che il branco non ha un lupo alfa che comanda sugli altri, bensì il branco non è altro che una famiglia in cui un padre e una madre si prendono cura dei loro piccoli con amore, li nutrono portando il cibo nella tana e li guidano nella crescita, come in tante altre specie. Il fatto che i piccoli seguano il padre e la madre è da ricondurre al loro ruolo di genitori, non alla gerarchia che immaginiamo noi esseri umani. Quando poi arriva l’autunno, i genitori insegnano ai loro figli a conoscere ed esplorare il territorio, così da dare loro delle competenze utili, quando poi decideranno di lasciare la loro famiglia di origine per andare a cercare un compagno o una compagna. Questo processo che di solito avviene dopo un anno o due permette ai giovani lupi di andare a colonizzare nuovi territori e quindi garantire la sopravvivenza della specie.
Aggiungo che anche in Italia il lupo è risalito lungo la dorsale appenninica partendo dai Monti Sibillini e arrivando piano piano anche sulle nostre Alpi, famiglia dopo famiglia, un viaggio affascinante che ha portato nel 2015 la lupetta italica Giulietta a incontrare il lupo sloveno Slavc proprio sulle montagne che sono nella nostra Regione. Purtroppo oggi i loro figli e nipoti sono di nuovo in pericolo a causa dell’essere umano.
Ma per tornare all’articolo americano, è forte desiderio dell’autore far capire che bisogna smettere di pensare alla coppia maschio-femmina come quella dei lupi aggressivi e considerare che invece sono una famiglia, molto simile alla famiglia umana.
Quando quindi mi sento raccontare nel 2019, che ci sono addestratori che sottomettono i cani, così come farebbero i lupi, e poi spiegano ai proprietari che devono far capire chi comanda, e loro devono essere il lupo alfa…beh consiglio quanto meno di aggiornarsi.
I cani e i lupi hanno in comune una meravigliosa forma di comunicazione non verbale che si chiamano segnali calmanti nel cane e di Cut off nel lupo. Questa comunicazione è volta a evitare i conflitti, a mantenere la pace nel gruppo e a essere educati.
Purtroppo non altrettanto si può dire di chi lascia a digiuno il cane tutto il giorno : “perché il cibo se lo deve guadagnare lavorando”.
Oppure lo fa mangiare dopo i proprietari “perché così si stabilisce la dominanza”, quando invece nel mondo dei lupi chi mangia prima sono i cuccioli, a cui i genitori rigurgitano il cibo dopo la caccia.
Naturalmente questi addestratori usano la violenza anche nella socializzazione e quindi per insegnare a un cane che ha timore degli altri cani o comunque è aggressivo verso i conspecifici a ” sottomettersi” utilizzano un cane più forte o determinato che lo atterra o lo aggredisce.
Poi parlano di dialogo e comunicazione e costringono i cani a fare il “resta” stando appiccicati uno all’altro, invece di insegnare a mantenere le distanze che ogni cane utilizza per educazione verso gli altri e sè stesso. e infine : tutti al centro commerciale in una esplosione di emozioni irrispettosa di tempi e modi.
Così invece di usare un modello di educazione, tolleranza e pazienza insegnano che con i cani bisogna essere violenti, aggressivi e pretendere ubbidienza passiva.
Spesso usano la parola “viziato” soprattutto se il cane è di piccola taglia e osserva tremante gli altri cani . Oppure se vedono perplessità negli occhi di chi cerca ( giustamente) di sostenere e proteggere il cane da esperienze traumatiche.
Invece di aiutare i proprietari a comprendere i cani, a osservarli e a offrire un modello di referenza e di insegnamento e sostegno, li convincono che è giusto spegnere i cani, umiliarli , sgridarli e renderli dei servi sotto controllo e inibizione continua.
Mi auguro, insieme a David Mech, che non siano necessari i soliti vent’anni per far cambiare idea all’opinione pubblica, e visto che l’articolo ha ormai 11 anni, i tempi forse stanno cambiando e grazie al cielo, tantissime persone vengono da me e chiedono di crescere insieme al loro cucciolo, di aiutarli a comprendere il loro amico e compagno di vita.
I cani possono essere nostri maestri come tutti gli altri animali, dobbiamo solamente permettere loro di fare i cani, di essere cani e lasciarli liberi di fare anche delle scelte, che ci stupiranno per la loro originalità e individualità.
Cliccate sul link sottostante per leggere l’articolo
https://www.wolf.org/wp-content/uploads/2013/12/winter2008.pdf