Quando in famiglia sono presenti più cani, normalmente si crea una situazione di armonia e sincronizzazione del comportamento e delle emozioni. I cani sono animali fortemente sociali e nel loro gruppo sociale si creano dinamiche volte al benessere di tutto il gruppo, non solo del singolo individuo.
Ci sarà un cane che svolge il lavoro di allertatore per eventi interni alla famiglia, per esempio quando ritorna a casa una persona della famiglia. E poi ci sarà chi è più attento agli eventi esterni alla casa, come l’arrivo del postino o di cani estranei che passeggiano al di fuori del territorio.
Forse qualcuno di loro sarà più bravo a fare le richieste ai referenti umani, per esempio per avere servita la cena, o per uscire in passeggiata, e quindi poi tutti i cani avranno un beneficio per il comportamento del singolo.
Queste dinamiche sono molto importanti per i singoli membri della famiglia, ma anche del buon funzionamento di tutto il gruppo sociale.
Come Care Giver il nostro ruolo è studiare quali sono le capacità di ciascun membro della nostra famiglia e lasciare loro la possibilità di esprimersi.
A mio parere è un errore richiedere a tutti i cani di svolgere le stesse attività.
È molto più fisiologico per loro avere, sin dalla più tenera età, la possibilità di sperimentarsi nelle dinamiche comunicative del gruppo. Dalla sperimentazione, dai tentativi e dai successi e insuccessi un cucciolo imparerà cosa gli piace fare, cosa è più bravo a fare e come farlo.
Un cucciolo che vede inibiti tutti i suoi tentativi di seguire una vocazione, perché ha a fianco altri cani con un comportamento eccessivamente autoritario, o il Care Giver pensa di dover impedire la maggior parte di queste prove, potrebbe sviluppare delle difficoltà nell’affrontare la quotidianità e ancora di più gli eventi straordinari.
L’educazione del cucciolo spesso viene vista, non come un processo di crescita e di aumento della comprensione del mondo, ma come una continua chiusura sia fisica che emozionale, con un adattamento forzato del cane alle esigenze umane.
Dare libertà al cucciolo, non significa metterlo di fronte a scelte impossibili da comprendere, ma calibrare giorno per giorno piccole esperienze e adeguati e lunghi momenti di riposo.
Per esempio fargli vivere situazioni sociali difficili ( come alcune puppy class eccessivamente caotiche) non dà la giusta libertà, ma anzi getta le basi di una scorretta esperienza in presenza degli altri cani.
Avendo una famiglia reale di madre e padre con la figlia in casa, ho osservato che la madre è sempre molto tollerante con la figlia, accetta anche dei comportamenti di confronto fisico e a volte subisce il controllo della sua cucciolona.
Anche il padre molto raramente la ferma e solo se la figlia esagera spingendolo o cercando di tirare pelo o orecchie.
Se la cucciola inizia con questi comportamenti tutti gli adulti rallentano, si fermano e le mandano segnali calmanti. Nessuno le abbaia malamente, o la aggredisce fisicamente.
In queste osservazioni, dal mio punto di vista umano, a volte trovo che gli adulti siano fin troppo permissivi con lei.
Ma osservando da sei mesi questa famiglia, mi sto rendendo conto che la maggior parte dell’educazione degli adulti si basa sull’esempio.
E non solamente sull’esempio comportamentale, ma anche sulla sintonizzazione emotiva.
Quando il livello emozionale, l’arousal, aumenta, e la cucciolotta Rei si ritrova ad avere difficoltà a ritornare ad uno stato di calma, i genitori non la fermano affatto.
La lasciano esprimere le sue emozioni, che siano gioia o rabbia, le accolgono, e rimandano un comportamento che favorisca il ritorno alla normalità.
Per esempio iniziano ad annusare il terreno, sia come segnale calmante, ma anche come attività che vanno a proporre.
“Se vieni con me ti cominci a concentrare su questa traccia olfattiva, vedrai che il tuo corpo e la tua mente avranno un cambiamento”
Quando desiderano insegnare una tecnica predatoria, fanno vedere che la concentrazione, la pazienza e la tenacia nel seguire una pista olfattiva possono poi richiedere anche un impegno fisico con la corsa.
E quindi gli adulti spingono sull’arousal volutamente e consapevolmente.
La madre insegna anche che la corsa e la libertà di esprimersi nelle accelerazioni sono un piacere di per sé.
In questo mi ricordano i cavalli che hanno bisogno della corsa e del movimento fisico per il proprio benessere.
Quando la cucciola aveva tre mesi, i genitori me la lasciavano vicina, me la affidavano, mi guardavano, prima di andare a correre liberi.
Erano quindi consapevoli dei limiti fisici e psicologici della piccola e la proteggevano dagli eccessi.
Il Care Giver viene quindi coinvolto nelle dinamiche del gruppo, e deve avere la capacità di concedere la possibilità di esprimere i sentimenti dei singoli cani e di lasciarli sperimentare nei modi e tempi adatti all’individuo, per sviluppare le competenze più adatte a sé stesso e all’armonia del gruppo.
Come parte integrante del gruppo famiglia e essendo un essere umano, il Care Giver ha la responsabilità di offrire le giuste opportunità, sia in ambito emozionale che comportamentale.
Con queste premesse non è certo più semplice assecondare i bisogni dei nostri amici e compagni di vita, ma è una buona base per assicurare il loro benessere e prevenire i disturbi del comportamento.