Il contenimento materno

Quando siamo appena nati, nostra madre si prende cura di noi in tutto. Essere neonati non è un periodo migliore di altri nella vita, perché tutto è nuovo e per certi versi spaventoso. Solo essere a contatto con lei ci rassicura e ci fornisce un filtro di protezione. La figura di attaccamento è fondamentale per sentirci in grado di crescere.Nel cane i sensi si sviluppano lentamente. I cuccioli infatti nascono ciechi e sordi, e per almeno 10-15 gg sono dotati solamente di tatto e gusto/olfatto. Nascono in un luogo riparato e caldo, e la madre è sempre attenta e nei primi giorni non li lascia che per pochi minuti al giorno. Li allatta, li lecca con la lingua calda, si preoccupa se piangono e li riporta piano piano vicino a sé.Il primo giorno in cui Ariel è diventata mamma, era agitata perché una delle cuccioline si allontanava troppo e si perdeva nella cassa parto.La cassa parto era ampia, in legno pregiato e rivestita di una morbida coperta di cotone.

Ma era troppo grande in proporzione alle sue quattro piccolissime figlie, di pochi etti di peso.Quindi una delle cuccioline, più attiva, si allontanava, nuotando con le sue zampine minuscole verso i bordi della cassa parto. Arrivata nel mezzo della cassa parto, piangeva nel sentirsi esposta e in balia del mondo.

Nel mondo dei mammiferi, essere neonato ed essere lontano da un adulto è molto rischioso. Quindi un neonato di qualsiasi specie, lontano dal nido o tana, e lasciato solo a sé stesso, piange per richiamare la madre. Le madri, i padri, i membri della stessa specie ( e spesso di altre specie) sono sensibili al pianto del neonato e si allertano per ricongiungersi al piccolo abbandonato.

Anche mamma Ariel andava in soccorso della piccolina, ma non osava prenderla in bocca (non ha mai preso in bocca le sue figlie e non credo sia così frequente nel cane, ma questo è un ampio argomento da trattare a parte). Ariel con la sua zampa, come una mano, tentava di farla rotolare di nuovo verso di sé, ma la cucciola sentendosi rovesciare, piangeva ancora più forte. Io non capivo questo comportamento della madre e lo attribuivo alla sua inesperienza di primipara, e inoltre non aveva partorito naturalmente, ma si era svegliata con le sue figlie dopo un cesareo la notte precedente. Osservandola con attenzione, compresi che lei faceva questo sforzo per tenere contenuta la cucciola. Infatti aveva capito che le cucciole per sentirsi al sicuro nei primi giorni di vita, dovevano essere circondate, contenute in uno spazio più ristretto.

Lei era la madre, e sapeva quali erano le necessità delle sue figlie.Ho aiutato la cagnetta riducendo lo spazio interno con dei cuscini, così che le piccole neonate non potessero perdersi nello spazio.

Questo esempio dello spazio come contenimento ambientale e fisico, è utile per arrivare anche al concetto di contenimento psicologico.

Quando siamo bambini, i nostri genitori fungono da base sicura, sono presenti per accogliere e soddisfare i nostri bisogni, e questa presenza è fondamentale per darci sicurezza. Nel sentirci sicuri possiamo affrontare le prime paure e difficoltà, e da lì raggiungere a piccoli passi l’indipendenza emotiva.

Anche nel cane avvengono le stesse dinamiche. Ariel accorreva ad ogni minimo segnale di disagio delle cucciole, e il passare dei giorni, aveva cominciato anche a riposare al di fuori della cassa parto. Era libera di scegliere se rimanere con loro o uscire dalla cassa parto, ma era sempre attentissima ai loro vagiti.

Quando iniziarono a camminare, le portammo ben presto in giardino a esplorare. Un prato ampio e recintato , un ambiente ben conosciuto, ma è stato interessante osservare come Ariel fosse inizialmente molto preoccupata che potessero disperdersi troppo.

E qui è entrato in gioco il ruolo del padre Eliot, che fino ad allora era stato relegato a spettatore. L’ unica volta che si era affacciato a guardare nella cassa parto, la madre lo aveva intercettato e bloccato con un chiaro divieto. Lui quindi era quasi spaventato dalle piccole neonate che si aggiravano nella stanza.In ambiente esterno Eliot è diventato protagonista, e ha potuto svolgere un ruolo molto importante: guidare le sue figlie verso il mondo, mantenendosi vicino a proteggerle.

Un essere umano che non ha avuto un ambiente di contenimento sicuro, in età adulta cercherà sempre questo confine al di fuori di sé stesso.Lo cercherà nei suoi partner, scegliendo però sempre qualcuno che abbia un ruolo genitoriale, oppure lo cercherà nelle sostanze, che forniranno un contenitore alla sua insicurezza.

Anche i nostri cani possono avere problemi di contenimento, soprattutto quando privati della presenza dei genitori, o se i genitori non sono in grado di rispondere ai loro bisogni, o se a loro volta non hanno avuto un attaccamento sicuro.

Questo non significa che i cuccioli debbano rimanere fino all’ adolescenza e all’età della maturità sociale con i loro genitori, anche se sarebbe molto bello se possibile.Ma che gli allevatori o chi ha una cucciolata debba fare un grande lavoro di osservazione della madre e dei cuccioli.I cuccioli non dovrebbero essere chiusi nei recinti, senza che la madre possa raggiungerli in qualsiasi momento.

E le fasi di sviluppo andrebbero rispettate.È inutile e dannoso per un neonato di pochi giorni di vita, con un sistema neuronale immaturo, e una ridotta mielinizzazione, essere sovrastimolato e stressato con rotazioni sopra e sotto, sollevamenti improvvisi o stimoli termici, che evocano segnali di stress come lo sbadiglio, o il riflesso estensorio.

Per avere un futuro cane resiliente sono sufficienti le piccole manipolazioni quotidiane come essere pesati e accarezzati con dolcezza. Pensiamo sempre con giudizio e proviamo a immedesimarci. Lo faremmo fare ad un neonato umano? La madre è d’accordo? Ho il ricordo di Ariel, che pur fidandosi di me, era preoccupata nel vedere il momento della pesata, e in generale era apprensiva se una neonata veniva separata dalle altre e estratta dalla cassa parto.

L’altro grande e importante lavoro sul contenimento è di responsabilità di chi porta a casa e adotta un cucciolo.Ma ne parlerò in un altro articolo.

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